Al grande uomo che fu


Mi disse fai tesoro di tutto
e riponilo dove nulla l’assordi
dove luce non batte
nei meandri oscuri dell’essere.
Nei riflessi nodosi delle tue radici.
Mi guardò
e fragile come fieno
alitato dal vento
si chinò
donandomi il suo cuore in frantumi
e fece di un gemito doloroso
un canto armonioso.
Al buio ribelle sorrise
tornando coi ricordi
all’infanzia soppressa,
reciso e disperso
nel cancro della vita, aspetto
e seppe aspettare l’attimo
e nel rosso scarlatto della luce
d’allegrezza scaturì sincero,
e come fenice persa nella distesa
di un’amara sconfitta
chiese al lacero Dio
di veder la luce ed essere redento,
mentre benediva la luna
stringendosi a me.

— Raffaella Frese ©

Avrei voluto


Avrei voluto,
cancellare la tristezza che
a volte si accumula nei momenti di sconforto.
Avrei voluto non deludere la stima che mi porto dentro.
Avrei voluto sostenere i miei pensieri
che fiduciosi aspettavano all’imbocco della vita.
Avrei voluto, si, in qualche modo tenere fede
alla speranza che porto nel cuore,
“avrei voluto” si che avrei voluto…
ma qualche volta, i giorni grigi ricoprono quelli assolati
e a nulla vale la forza che ho dentro,
a nulla vale la determinazione per evitare di pensare.
A nulla vale essere una guerriera
se poi in fondo all’anima sei una fragile bambina.

Frese Raffaella

Un giorno


Un giorno…


Mi recai da un mercante di parole
In cerca di qualcosa di mai udito…
Mi disse; che, dovevo cercare nel mio cuore
Le note giuste che formano parole giuste da poter esprimere…
Mi recai da un fabbricante di sogni in cerca di un magico viaggio…
Mi disse; il miglior viaggio e quello da fare dentro sé stessi
Alla ricerca di ciò che si era perso.
Giunsi da un illusionista di stelle, ne chiedi una immortale…
Una che avverasse ogni mio desiderio, mi disse;
incamminati senza aver paura,
in silenzio tra i bagliori del fuoco della vita.
Non confondere ciò che guardi da ciò che è,
perché la veste ricca non fa l’uomo saggio…
non ti perdere in ciò che guardi, ma in quello che senti.
Solo allora si avvereranno i tuoi desideri.
Comprai gocce di pioggia ubriache da un viandante di nuvole.
le posi ai piedi di un nuovo giorno
nella melodia di tante parole udite dal vento.
Senza scuse, allontanai le lunatiche tempeste…
E nel giaciglio della mia penombra; dove finisce l’oscurità
e sboccia la necessità del cambiamento, sorridente, affrontai la vita.
Sgretolai sotto ai miei piedi, il tetro germoglio dell’invidia
e alle funeste avide ragioni, dissi di arretrare,
perché il bieco riflesso delle mie vicissitudini
aveva deviato e offeso, la meta del mio magico viaggio…
nell’essenza immortale dell’anima mia.
di Raffaella frese
 

di Frese Raffaella